E se fosse una carenza di ossigeno?

E se fosse tutta una questione di carenza di ossigeno?

L’OSSIGENO, ACCETTANDO GLI ELETTRONI ESTRATTI DA GLICIDI, LIPIDI ED AMMINOACIDI NEL CORSO DEL CATABOLISMO CELLULARE, CONSENTE AI MITOCONDRI DI SINTETIZZARE L’ATP NECESSARIO PER LE VARIE FUNZIONI VITALI. QUANDO, PERÒ, LA SUA PRESSIONE PARZIALE SCENDE AL DI SOTTO DEI 60 MM DI HG – CONDIZIONE NOTA COME IPOSSIA – ESSO PUÒ ALTERARE A TAL PUNTO LE FUNZIONI CELLULARI DA FAVORIRE LA COMPARSA O ACCELERARE LA PROGRESSIONE DI NUMEROSE MALATTIE, INCLUSE QUELLE NEOPLASTICHE.

IMPORTANZA DELL’OSSIGENO
• Il corpo umano è costituito dal 62% di ossigeno.
• È l’elemento più importante per la salute dell’uomo poiché permette alle nostre cellule di trasformare in energia gli alimenti.
• Pur essendo molto attenti alla nostra alimentazione, se la nostra ossigenazione è insufficiente, l’assimilazione e la trasformazione degli alimenti sarà incompleta e porterà ad un accumulo di SCORIE METABOLICHE che saranno difficilmente eliminate

L’ UOMO È COMPOSTO DA PIÙ DI 100.000 MILIARDI DI CELLULE

• INVECCHIAMENTO (a 50 anni l'ossigeno cellulare diminuisce del 50%)
• STRESS (il sistema nervoso è uno dei maggiori consumatori di ossigeno. Il primo organo a subire le conseguenze dell'ipoossigenazione sarà il cervello)
• STILE DI VITA ERRATO: SEDENTARIETA’, CATTIVA ALIMENTAZIONE O ECCESSICA ASSUNZIONE DI CIBO, ALCOOL, LAVORO ECCESSIVO ECC.
• TABAGISMO (per un fumatore la riduzione della capacità di trasportare ossigeno da parte dell'emoglobina è stimabile intorno al 20%)
• INQUINAMENTO ATMOSFERICO ( Il monossido di carbonio la capacità di fissarsi sull'emoglobina 250 volte più dell'ossigeno)
• MALATTIE VARIE (Insufficienza respiratoria, insufficienza cardiaca, ecc.) Le malattie in genere provocano un rallentamento dell'assimiliazione di ossigeno
• OBESITÀ (Più l'obesità è marcata, meno le cellule sono provviste di ossigeno; inoltre questa mancanza di ossigeno favorisce maggiormente l'obesità)
• INQUINAMENTO ALIMENTARE, INQUINAMENTO DELLE ACQUE (nitrati-nitriti=metaemoglobina=riduzione della capacità del sangue a trasportare O2)
• INQUINAMENTO DOMESTICO (Monossido di carbonio, formaldeide, biociti, metalli pesanti, materiali fibrosi, ecc.)
• RUSSAMENTO E LE APNEE NOTTURNE
• METALLI PESANTI (generano radicali liberi dannosi per la respirazione. Il Mercurio è il solo metallo volatile che riesce a penetrare attraverso i polmoni e la pelle con effetti negativi sul sistema nervoso e il sistema ormonale e sul mitocondrio)
• STATI INFIAMMATORI (mancanza di ossigeno = sofferenza cellulare = malattie in “ite”: cistite, gastrite, prostatite ecc.)

Tutti questi fattori fanno dichiarare ai ricercatori che tutti noi, a livelli diversi, siamo in stato di IPOSSIA
Recentemente sono stati pubblicati molti studi che dimostrano che la MANCANZA DI OSSIGENO a livello tissutale è la causa di molte patologie degenerative.
Le previsioni statistiche evidenziano che nel 2020 una persona su due sarà allergica e i bambini saranno le prime vittime (Fabienne Rancé, pediatra allergologa e ricercatrice all’Iserm Polo U563)

Ossigeno Nutrimenti

UNA DIMINUIZIONE PIÙ O MENO IMPORTANTE DI OSSIGENO NEI TESSUTI SI CHIAMA:
IPOSSIA.

• Stanchezza;
• Nervosismo;
• Angoscia;
• Insonnia;
• Cattiva concentrazione
• Aumento del colesterolo
• Ipertensione
• Invecchiamento precoce
• Arteriosclerosi;
• Infarto
• Attacchi di panico
• Depressione
• Calo di memoria
• Obesità

L’ipossia favorisce la degradazione del glucosio non ad anidride carbonica ed acqua ma ad acido lattico che, accumulandosi nel microcircolo, attiva inizialmente, attraverso l’abbassamento del pH, importanti meccanismi di compenso, quali la riduzione sia delle resistenze periferiche, con conseguente aumento del fl usso sanguigno, sia dell’affinità dell’emoglobina nei confronti dell’ossigeno, con conseguente aumento della biodisponibilità di questo gas.
Tuttavia, se non corretta, la microacidosi indotta dall’ipossia favorisce il rilascio dalle rispettive proteine carrier (trasferrina e ceruloplasmina) di metalli di transizione (ferro e rame) responsabili della trasformazione degli idroperossidi circolanti – prodotti dell’insulto ossidativo cellulare e non più adeguatamente rimossi dalla glutatione-perossidasi (GPx) – in radicali liberi o specie reattive dell’ossigeno (reactive oxygen species, ROS), potenzialmente lesive anche per la matrice extracellulare, con esito fi nale nella cosiddetta disfunzione endoteliale, momento patogenetico comune a tutte le malattie cardiovascolari.

Inoltre, superato un certo intervallo critico di tempo, l’eventuale ma ormai tardivo ripristino del flusso ematico nel distretto precedentemente ischemico, conduce, per le alterazioni occorse nella fase ipossica, alla generazione di ulteriori ROS, che aggravano l’insulto ossidativo (danno da ischemia-riperfusione) e, se non contrastate efficacemente dalle difese antiossidanti – principalmente affi date alla superossido-dismutasi (SOD), alla GPx ed alla catalasi – portano ad una condizione di stress ossidativo (SO), un fattore emergente di rischio per la salute associato all’invecchiamento precoce e ad almeno un centinaio di patologie, dall’aterosclerosi al cancro.

Biodisponibilità dell’ossigeno
Pertanto, il problema metabolico che è alla base della sofferenza cellulare di qualsiasi malattia –
come aveva ben preconizzato Guyton – è l’alterata biodisponibilità dell’ossigeno, elemento
posto all’estremo terminale della catena di eventi metabolici che conduce alla trasformazione dei
nutrienti in energia ma anche punto di partenza per la generazione di specie chimiche ossidanti
potenzialmente lesive. Questo concetto è ben esemplificato – già fisiologicamente – dall’attività
fisica che, quando eseguita in maniera regolare, favorisce il corretto consumo di ossigeno, riducendo il rischio di ROS in eccesso e stimolando la naturali difese antiossidanti ma, quando effettuata in maniera incongrua – per difetto, ma anche per eccesso – accentua i fenomeni ossidativi.

Purtroppo, sia gli approcci tradizionali volti ad aumentare, in caso di ipossia, il livello di ossigenazione tissutale, quali ad esempio, la terapia iperbarica, sia i trattamenti antiossidanti convenzionali ad alto dosaggio volti a contrastare, in caso di iperossia, l’esuberante produzione di
ROS, possono, paradossalmente, aumentare il rischio di SO.

Modulatori fisiologici
In questo scenario, Cellfood® (CF) appare come il promettente prototipo di una nuova classe di nutraceutici, i “modulatori fisiologici”, ossia agenti potenzialmente in grado di prevenire o rallentare, attraverso una fine regolazione del metabolismo,
la comparsa ovvero influenzare in senso favorevole l’evoluzione di una serie di malattie, spesso a carattere degenerativo e ad andamento cronico, come quelle associate allo SO.

Nella fattispecie cellfood gocce – formulazione colloidale naturale contenente disciolti, in fase disperdente acquosa, deuterio solfato insieme a 17 amminoacidi, 34 enzimi e 78 minerali in tracce – e selenio si propone di modulare on-demand la biodisponibilità di ossigeno, aumentandone i livelli in caso di ipossia e contrastando gli effetti indesiderati delle ROS in caso di iperossia, sì da concorrere efficacemente alla normalizzazione del metabolismo ossidativo che è alla base di tutte le funzioni cellulari.

Studi
Alcuni studi in vitro avevano già documentato che cellfood gocce, oltre a svolgere – grazie alle sue proprietà colloidali anfotere – un ruolo di modulatore del pH, indispensabile nel controllo dell’acidosi conseguenti all’ipossia, aumenta la quantità di ossigeno disciolto in acqua e, nel contempo, esibisce
una potente attività antiossidante (in termini di capacità ferro-riducente). D’altronde, era noto che CF migliora le performance cardiopolmonari, aumenta i livelli di emoglobina circolante (così mimando la risposta fi siologica all’ipossia) ed abbassa i livelli ematici di acido lattico (così aumentando la capacità di utilizzare l’ossigeno) in maratoneti mentre in soggetti ad elevato rischio di SO (obesi, fumatori di sigaretta ed atleti) esso riduce la produzione di ROS (associata all’iperossia).
In seguito, si è visto che l’assunzione di CF si associa ad un aumento della VO2 max e della potenza massimale in ciclisti professionisti e ad un miglioramento dei sintomi clinici in pazienti affetti da fibromialgia, una malattia correlata allo SO.

Recentemente, in sistemi acellulari, cellfood gocce è risultato in grado di proteggere dall’ossidazione indotta da acido ipocloroso sia il glutatione (GSH), il coenzima della GPx, sia il DNA (fi gura 2), mentre, in sistemi cellulari, è riuscito a prevenire l’ossidazione degli eritrociti (riducendo la lisi cellulare e la deplezione intracellulare di GSH) e dei linfociti.
Infi ne, è di questi ultimi mesi uno studio su cellule endoteliali di vena ombelicale umana, nelle quali CF ha stimolato la velocità di consumo di ossigeno e la sintesi di ATP, mantenendo le concentrazioni intracellulari di lattico deidrogenasi, ed ha inibito la produzione di ROS indotta da ipossia, attraverso la regolazione dell’espressione della SOD manganese-dipendente, di cui è ampiamente nota la funzione antiossidante.

Conclusioni
Confermando le numerose e favorevoli esperienze cliniche, le evidenze scientifi che qui riassunte suggeriscono che l’assunzione del nutraceutico Cellfood® gocce – nel contesto di un’alimentazione equilibrata e di un attività fisica adeguata – modulando “fisiologicamente” la biodisponibilità di ossigeno ed agendo favorevolmente sulle cellule endoteliali, può risultare utile sia nella prevenzione dell’invecchiamento precoce e delle malattie correlate allo SO in soggetti sani (specialmente se praticanti regolarmente un’attività sportiva) sia nell’integrazione nutrizionale associata a trattamenti medici convenzionali di condizioni morbose acute e croniche legate a uno squilibrio del bilancio ossidativo e alla carenza di ossigeno.

Www.cellfood.it

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https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2468867318301470

Cellfood, ossigeno per la vita. 
 

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